Missa in Si minore BWV 232
Johann Sebastian Bach, che aveva affrontato il dramma della Passione nelle versioni di Matteo e Giovanni (se non anche in quelle di Marco e Luca) volle affrontare lo stesso dramma nei cinque momenti della Messa cristiana cattolica.
Il rito luterano di quei tempi non aveva abbandonato del tutto l’uso del latino : Bach scrisse anche Kyrie e Gloria per quattro Messe dedicate al culto protestante.
Nel 1696, Federico Augusto di Sassonia decise di convertirsi al cattolicesimo, per facilitare la sua elezione a re di Polonia.
Nel 1697, Federico di Sassonia diviene anche re di Polonia con il nome di Augusto II
Nel 1733, Federico Augusto Elettore di Sassonia morì.
Nel 1734 il figlio Federico Augusto II ereditò il titolo di Principe Elettore di Sassonia e venne proclamato Re di Polonia con il nome di Augusto III.
Bach, che aspirava a divenire Kapellmeister alla Corte di Sassonia, per ingraziarsi il favore del neo-eletto sovrano, pensò di dedicargli il Kyrie e il Gloria, parti della liturgia comuni sia al rito cattolico che a quello luterano, non potendo dedicargli una composizione profana per via del lutto che vigeva in quel periodo a Corte. Le due prime parti della futura Missa in Si giunsero all’Elettore di Sassonia, accompagnate da una lettera nella quale Bach chiedeva il titolo di Compositore dell’Orchestra di Corte dell’Elettore di Sassonia.
Augusto III in quel periodo era troppo occupato sul fronte politico per dare ascolto a Bach : il decreto di nomina giunse soltanto nel 1736.
La musica del Kyrie e del Gloria rimase però inutilizzata.
Negli ultimi anni della sua vita, Bach compose il Symbolum Nicenum , cioè il Credo come viene denominato dalla liturgia luterana (ma anche dalla liturgia cattolica, per distinguerlo dal Credo Symbolum Apostolorum, più breve), il Sanctus, l’ Agnus Dei.
Giunto alla conclusione della sua opera, Bach utilizzò la musica del "Gratias agimus" del Gloria per il "Dona nobis pacem" dell’Agnus Dei
La Missa non venne mai eseguita integralmente durante la vita di Johann Sebastian
Il figlio CPE raccolse in un unico blocco le cinque parti autografe della Missa e scrisse sul frontespizio « Grande Messa Cattolica »
Pare che JS Bach dirigesse il Kyrie nella prima domenica di Avvento, il Gloria durante il rito natalizio, il Sanctus in occasione di particolari ricorrenze religiose, il Credo nella festa della Trinità.
La Missa è il risultato di un lungo travaglio dal 1733 al 1748
Questa partitura richiede un grande impegno dagli esecutori e molta attenzione da parte degli ascoltatori
La parola, il testo, avevano sempre suggerito al compositore l’articolazione dei canti.
Dalle melodie gregoriane alle polifonie medioevali, dalle Messe dei maestri fiamminghi a quelle di Palestrina, la parola aveva sempre suggerito al compositore la nascita e l’articolazione dei canti, i quali ne intensificavano la scansione sillabica oppure ne sottolineavano le espansioni liriche.
Anche Monteverdi scrisse le sue Messe « a cappella », senza strumenti, ma sentì il peso di questa limitazione, tanto che pubblicò, della Messa a 4 (apparsa nella Selva morale e spirituale, 1640), anche una versione concertata con strumenti di tre episodi del Credo ("Crucifixus", "Et Resurrexit" , "Et iterum" ), tre episodi che sono fra i più drammatici della Messa : tali episodi sarebbero risultati più espressivi se eseguiti con l’aggiunta del basso continuo e di due violini e di quattro tromboni o viole.
La parola trasferisce il suo dinamismo espressivo alla musica non solo tramite la voce, ma anche attraverso gli strumenti. Certe configurazioni strumentali acquisiscono la capacità espressiva di sostituirsi alla parola cantata, diventano « parlanti ».
Da qui partirà Bach per la sua Messa.
Bach accoglie e fa suoi,
da Roma, e quindi da Palestrina, Frescobaldi, Carissimi, Corelli, la perfezione della polifonia vocale e l’inventiva strumentale ;
da Venezia, e quindi dai Gabrieli, da Monteverdi, Vivaldi, le risorse dei dialoghi fra masse corali, le colorazioni dello stile concertante ;
da Napoli, il cammino di Recitativi, Arie, Duetti, Cori
Nella Messa, tutto è azione : mancano gli episodi narrativi, quindi nessun recitativo.
KYRIE
1
« Kyrie eleison »
“Adagio” Si minore
Coralità di influsso veneziano
Dopo l’imponente affermazione, nelle prime quattro battute, di « Kyrie eleison » con piena orchestra e voce umana corale, è la voce di flauti, oboe d’amore, archi che sviluppa e amplifica il tema implorante la misericordia divina
Le voci si inseriranno nel contesto strumentale come pura aggiunta timbrica alle voci dell’orchestra : la parola si è come annullata nella voce degli strumenti, ai quali è affidato il compito di esprimere l’inesprimibile della parola, cioè il contenuto spirituale che è al di là della parola stessa
2
« Christe eleison »
Secondo l’antica tradizione, il « Christe eleison » costituiva una zona lirica affidata alla chiara vocalità del soprano e del contralto. In questo “duetto”, la presenza concertante dei violini, ricorda i disegni dei Brandeburghesi
3
« Kyrie eleison »
Nell’ambito dell’influsso romano
Domina la vocalità corale, gli strumenti si limitano a raddoppiare e sostenere le voci
L’implorazione risuona in tempo « Alla breve », 2/2, in Fa diesis minore tonalità elegiaca. Si avverte come un’eco dolente del primo « Kyrie »
GLORIA
4
« Gloria in excelsis Deo »
“Vivace” Re maggiore
L’attacco in Re maggiore è di marca vivaldiana, influsso veneziano. Il tema è istintivamente vivaldiano, ma con maggiore spessore polifonico
5
« Laudamus Te »
Aria al Contralto con violino concertante
6
« Gratias agimus tibi »
“Alla breve” Re maggiore
Qui influsso della polifonia romana
Verrà ripreso tale e quale nel « Dona nobis pacem »
III Coro
7
« Domine Deus »
Duetto Soprano - Tenore
8
« Qui tollis peccata »
“Lento” Si minore
Qui influsso veneziano
Implorazione, poi coro
Misterioso e stupendo
9
« Qui sedes »
Aria per contralto
10
« Quoniam tu solus »
Aria al Basso
Lirismo interiore
11
« Cum sancto Spiritu »
Influsso veneziano
In Re maggiore
Mirabile scatto inesauribile
SYMBOLUM NICENUM (CREDO)
12
« Credo in unum Deum »
“Alla breve” Re maggiore
Primo Coro
Influsso della polifonia romana
Iniziano i Tenori, seguono i Bassi poi i Contralti e infine i Soprani
13
Secondo Coro
Influsso veneziano
Il motto « Credo in unum Deum » si combina con il nuovo tema « Patrem omnipotentem »
Bach ha bisogno della ripetizione della parola, l’affermazione del principio di fede
Alla battuta 62, tre trombe : il sentimento della fede fa blocco con la massa sonora che va ampliandosi
14
« Et in unum Dominum »
Duetto Soprano – Contralto
Orchestra ridotta agli archi più due oboe d’amore
Si riconferma la fede
Per raffigurare il mistero della consustanzialità, due persone in una, Bach svolge il tema stesso degli strumenti in due modi diversi
Batt. 67 : « descendit » : non suggerisce nulla
15
« Et incarnatus est »
Si minore
Influsso veneziano
Commozione pergolesiana
Coro
Movimento ostinato del basso
Orchestra di soli archi . si fonde con la voce umana
Linea discendente : l’Incarnazione, mistero che viene da Dio, dall’alto
Arpeggio : senso della discesa
È sentito come una tragedia
Lo Spirito divino vola indeciso sul mondo cercando un essere in cui incarnarsi
Alla batt. 39 i violini introducono « et homo factus est », la linea sale
Congiungimento della terra al cielo : l’elemento umano è riscattato
Arpeggi del violino con appoggiature inferiori
Il brano termina in Si maggiore
16
« Crucifixus »
Influsso veneziano
Mi minore
Drammatica meditazione
Ostinato al basso
Voci incapaci di agitarsi
Instabilità tonale
Non c’è linea melodica percepibile
Nelle ultime quattro battute, tacciono gli strumenti, da Mi minore si passa a Sol maggiore
17
« Et resurrexit »
Influsso veneziano
Re maggiore
Esplosione improvvisa del Resurrexit
Squillante festosità
18
« Et in Spiritum sanctum »
Aria al Basso
19
« Confiteor »
Prima parte : influsso romano
“Alla breve” Fa diesis minore
Coro con Amen finale
I temi, la loro disposizione nella fuga, l’instabilità armonica, la ripetizione di certe parole, le pause : sembrano riflettere il significato teologico delle diverse affermazioni
Alla batt. 121 Adagio
Influsso veneziano
Fa diesis minore e Re maggiore
Impressionante
SANCTUS
20
« Sanctus »
Influsso veneziano
Re maggiore
Esultanza senza fine
21
« Osanna »
Influsso veneziano
Re maggiore
22
« Benedictus qui venit »
Aria al Tenore con violino e basso continuo
AGNUS DEI
23
« Agnus Dei »
Aria al Contralto con violini e basso continuo
24
« Dona nobis pacem »
Identica musica del « Gratias agimus » del Gloria (6)
Nell’ambito dei brani sotto l’influsso della polifonia di scuola romana, la partecipazione orchestrale è di puro appoggio alle voci, senza intenzioni coloristiche
Dell’eredità veneziana, tutti i cori in cui la parola implora pietà, o ricorda la sofferenza del cammino alla crocefissione o testimonia l’affermazione della fede o celebra la gloria di Dio e la resurrezione del Cristo : la presenza orchestrale non si limita a sostenere le parti del coro, ma è determinante, e il disegno strumentale precisa e rafforza l’accento delle voci
I nove pezzi della Missa non dedicati al coro, sono le sei Arie (una per soprano, due per contralto, una per tenore, due per basso) e i tre Duetti (due soprani, soprano-tenore. soprano-contralto) che costituiscono momenti di riflessione nella prodigiosa veemenza, nella densa compattezza collettiva
Timbricamente, Bach accoppia le diverse voci con un determinato strumento con il quale dialoga : violino per soprano e tenore, oboe d’amore e violino per contralto, corno o oboe per basso.
Su 24 pezzi della Missa, 13 sono in Re maggiore.